In questo tempo sospeso nella paura e nell’attesa si possono fare tante cose: leggere un buon libro, scrivere, cucinare, riflettere sulla fragilità delle nostre vite.
L’epidemia ha segnato una battuta d’arresto tra un prima e un dopo.
Si farà tesoro del fatto che l’onnipotenza è illusoria o si dimenticherà tutto in fretta?
Non ho risposte certe. Nel mentre cucino e penso – penso che i medici presto o tardi troveranno un vaccino, ma sono decisamente meno ottimista sul mondo che mi circonda.
La ricetta di oggi è una zuppa di legumi che richiede tempi lunghi e offre in cambio un sapore unico.
Come per il post precedente, è tratta dal numero di gennaio della rivista “Fior fiore in cucina” Coop e rivisitata con i fagioli diavoli rossi dei Sibillini.
Abbiamo comprato questi fagioli lo scorso novembre a una fiera, tornando subito con la mente alla tappa indimenticabile del nostro viaggio tra Castelluccio e Pievebovigliana nel 2015. Sono ricordi che ancora ci riempiono di meraviglia e ci fanno male, ma speriamo di poter tornare un giorno non troppo lontano.
Sono stata in silenzio per mesi, e il fiume del tempo ha portato tanti cambiamenti.
Sono partita per un viaggio meraviglioso alle Ebridi e ho portato a casa il ricordo del colore della pioggia sull’oceano e il profumo intenso della lana di tweed.
Ho (ri)cominciato tutto da capo in una scuola nuova e ho ritrovato il piacere di insegnare che languiva da qualche anno.
Ho aiutato Luca a piantare i bulbi che sbocceranno in primavera.
Ho scritto la seconda storia per bambini e ho conquistato tre giovanissimi lettori.
Ho avuto problemi di salute che mi hanno costretto a rivedere ancora una volta la dieta. Ora devo stare lontana dal glutine per un mese e mezzo e aspettare. Ho avuto la tentazione di buttare pentole e padelle dalla finestra, di fare lo sciopero della fame per protesta, di prepararmi un pranzo ricco di tutti i cibi proibiti per il desiderio di trasgredire. Naturalmente non ho lanciato nessun utensile e mi sono rassegnata all’attesa. Ci sono giorni in cui penso semplicemente che non è giusto, che l’intolleranza al lattosio e il colon irritabile erano sufficienti e non meritavo anche la gluten sensitivity e le restrizioni della nutrizionista. Altri giorni penso che ci sono pene peggiori, e alla fine di tutto troverò il modo di cucinare qualcosa di buono per sentirmi in pace con me stessa e smettere di litigare con quello che ho nel piatto.
Le frittelle di polenta sono opera della mia mamma. Sono rivoluzionarie perché sono un gesto d’amore nei miei confronti e mettono un punto e a capo. E insegnano che in cucina c’è sempre speranza se si impiegano fantasia e un briciolo di passione.
Nell’estate del 2015, quando il blog non era ancora un blog, decidemmo di visitare l’Italia dalle Marche alla Basilicata e una delle nostre tappe fu Ascoli, città meravigliosa.
Trovammo anche uno di quei ristorantini che ti rimangono per sempre nel cuore, Nonna Nina, e al ritorno cominciai a pensare che le olive all’ascolana mi piacevano troppo per non tentare di rifarle a modo mio. Con qualche libro a disposizione e i suggerimenti del proprietario del ristorante sono nate le olive all’ascolana “alla maniera del Girasole”.
Non pretendo che queste olive somiglino all’originale (per quello dovete assolutamente visitare la città e provare le vere olive e l’ottima cucina ascolana!), ma noi le troviamo buone e ogni estate, da quattro anni, io e Luca ci prendiamo un’intera mattinata per preparare le olive. Io mi occupo del sugo, Luca snocciola e riempie, poi entro di nuovo in gioco io a impanare. L’ultimo passaggio è il più goloso, in quanto prevede l’assaggio combinato da parte della cuoca e del suo validissimo aiutante. Le altre olive sono pronte per essere messe nel congelatore e gustate ogni volta che ci sono ospiti o ci si merita qualcosa di ghiotto.
Augurandovi buon appetito se vorrete cimentarvi nella realizzazione delle olive ascolane, vi lascio anche l’indirizzo del ristorante Nonna Nina e due foto di Ascoli.
Mi piace parlare dei viaggi dopo che si sono depositati nella memoria e posso ritornare con la mente a certi luoghi e ai loro colori.
I ricordi di viaggio sono uno scialle leggero da indossare nelle sere di brezza dal mare, o una coperta calda quando l’aria si fa frizzante nel primo autunno.
Il primo capitolo delle vacanze 2018 comincia dal mare delle Marche, esattamente da Sirolo, un paesino graziosissimo e a fine giugno ancora poco affollato. Sono ancora là ad affacciarmi dal belvedere della piazza per scorgere scorci di azzurro al tramonto, a faticare per scendere alla spiaggia e a stupirmi ogni volta per il suo incanto, a passeggiare per i vicoli con un cartoccio di frittura di pesce in mano, seduta a un tavolino con le prelibatezze che queste splendide terre offrono.
La scoperta di Sirolo in fatto di cibo sono senz’altro i paccasassi. Non li avevo sentiti prima, e curiosa come sempre, ho voluto acquistarne un vasetto. Si tratta di finocchio marino che cresce sulle rocce nella Riviera del Conero e sono buonissimi! Ho seguito il suggerimento di abbinarli con la mortadella e una volta tornata a casa mi sono gustata un ottimo antipasto. Non è nemmeno una ricetta vera, ma è una gioia per il palato che prima o poi bisogna provare!
La crostata leggera alla marmellata d’arancia gallese è un piccolo omaggio alla settimana trascorsa in Galles, un posto magico pieno di campi verdissimi, castelli e giardini maestosi, persone gentili e…tante pecore. Abbiamo comprato la marmellata nel bed and breakfast di un piccolo paese e posso dirvi che è davvero deliziosa.
Ci piace tanto viaggiare, e a volte abbiamo l’impressione di apprezzare ancor di più i nostri vagabondaggi nel momento in cui possiamo ritornare con la memoria a certi attimi o a un particolare paesaggio.
Pensate all’inverno, quando gli impegni e il tempo grigio non ci permettono di fare le valigie. L’estate appena trascorsa ci riporta il suo tepore e sfogliamo le nostre foto sul tappeto del salotto, commentando soddisfatti mentre sorseggiamo un’immancabile tazza di tè. Da lì alla voglia di riprendere in mano guide o atlanti il passo è poi breve!
CROSTATA ALLA MARMELLATA D’ARANCIA GALLESE
Ingredienti per 4 persone
250 g di farina di tipo 1
80 di zucchero di canna
80 g di acqua fredda
80 g di olio di mais
un cucchiaino di lievito
scorza di limone bio
quattro mele piccole o due grandi
tre cucchiai di marmellata di arancia
succo di limone
un pizzico di cannella macinata
Sciogliete lo zucchero nell’acqua aggiungendo olio, farina e scorza di limone.
Mescolate bene e impastate fino a ottenere una palla liscia. Mettete a riposare per un’ora nel frigorifero.
Tagliate le mele a fettine sottili e cospargetele con succo di limone perché non anneriscano.
Stendete la frolla in una tortiera da 24 cm, cospargetela con la marmellata di arancia e le fettine di mele con un pizzico di cannella. Spolverizzate di zucchero di canna e infornate a 180° per almeno 40 minuti.
NB: La ricetta della crostata leggera alla marmellata d’arancia gallese è quella di Marco Bianchi, io ho aggiunto 20 g di acqua e 20 g di olio perché nella prima versione, che non vedrete fotografata qui, l’impasto risultava troppo duro.
Vino consigliato: Erbaluce di Caluso passito D.O.C. 2005 “Morenico” delle Cantine del Canavese di Cuceglio. Vino dal vivo colore ambrato, con sentori di miele, frutta secca e vaniglia preminenti al naso. Caldo in bocca, con una buona acidità che gli ha consentito di reggere bene un lungo affinamento in bottiglia.